Pur tenendo da conto, con i dovuti elogi, sia il lavoro di Marie-Andrée Sechehaye che la produzione cinematografica di Nelo Risi, bisogna però commentare il caso di Laura in condizioni diverse da quelle del caso di Renata. Poiché essere allo stesso tempo autore e critico risulterebbe un po' azzardato e non lo ritengo opportuno. |
|
In compenso, utilizzare questo spazio per presentare il caso di Laura, è un lavoro al quale non saprei sottrarmi, poiché il trattarnento psicoterapeutico di Laura ha scavato nella mia vita un solco così profondo che, a tutt'oggi, quindici anni dopo il nostro primo incontro,non saprei valutarne la vastità.
Il caso di Laura è quasi una replica del caso di Renata. Il che vuol dire che a distanza di cinquant'anni le azioni terapeutiche hanno portato a risultati simili quasi una sfida al mezzo secolo di ricerca psicanalitica, e come se l'intuizione della dott. Sechehaye non avesse perso niente dell'iniziale slancio. Così i fàttori evidenziati intorno al caso di Laura si sono trovati molto subordinati al contesto che si è sviluppato intorno alla storia di Renato, anche se la distanza di tempo può sembrare lunga. Ricorrendo all'azione come procedimento terapeutico e alla dimostrazione della sua efficacia terapeutica, la dott. Sechehaye ha intrapreso un cammino che, oltre ad aver prodotto una vera e propria seduzione sul pubblico, corrispondeva, nel panorama psicanalitico dell'epoca, a qualcosa di estremamente audace.
|
|
Da allora le reazioni sono state all'altezza : eccessive, doppie, persino ambivalenti e abbastanza a passionali. La stampa se ne è fatta portavoce, facendo emergere due correnti. Coloro che si sono impossessati della storia di Renata per convinzione e che si sono identificati con la dott. Sechehaye: Avrei fatto la stessa cosa. E coloro che, più riservati o semplicemente più prudenti hanno cercato di resistere all'effetto di seduzione, aggrappandosi ai testi di Freud e spiegando che se un'impresa di cura consisteva nell'attenuare troppo tardi delle carenze antiche, rimaste in sofferenza, era comunque un po' riduttivo per la psicanalisi: l'articolo di Henri Chapier in Combat del 24 Ottobre 1969 ne è un esempio notevole. |
|
Con questo doppio movimento contraddittorio, la storia di Renata è stata accolta quindi, nel mondo della psichiatria, con un certo malanimo qualificabile quale teorico-clinico, che ha causato alla stessa un ingiusto
Oblio, per citare lo psichiatra lionese Jacques Hochmann in Tecniche di cure e psichiatria di settore |
|
Naturalmente, poiché siamo stati trascinati nell'aventura di riaprire il caso di Renata, siamo stati più sensibili al malessere iniziale sia dall'esterno rispetto a Renata, sia dal di dentro per il lavoro da effettuare con Laura. Facendo così e per il riferimento alla storia di Renata, pensavamo un po'ingenuamente, bisogna ammetterlo, che l'accettare il caso di Laura non avrebbe che beneficiato della riconoscenza passata. In realtà, purtroppo, ciò che aspettavamo di veder giocare come un asso nella manica, si è invece rivelato un tallone di Achille. Renata ai suoi tempi era stata incensata. Aveva anche avuto la fortuna die essere resuscitata diciotto anni più tardi grazie al talento di un cineasta sedotto a sua volta dalla storia, ma questo privilegio aveva favorito ad impalmarla, a riportare la preclusione iniziale e ad impedire la distruzione-dissoluzione del malessere teorico-clinico che aveva scatenato all'inizio.
|
|
Tenuto conto dell'importanza di questa problematica, ne abbiamo fatto il nostro ingresso nella materia, nell'approccio teorico che sarà consecutivo al caso di Laura (Trattamento psicoterapeutico di una giovane schizofrenica ; contrappunto teorico) e, anche se non siamo nelle condizioni di andare più lontano, enunciamo tuttavia, a rischio di essere troppo concisi, alcuni elementi notevolmente interessanti quale conclusione a questa presentazione. |
|
Durante ogni tappa delle psycoterapia, solo gli amministrati con un intervallo di un anno es mezzo si sono rivelati terapeutici : il dono dell'acqua, la lettura di gruppo, il regalo del cane. Ma, al di là di questo risultato, è possibile approfondire l'analisi del malessere teorico-clinico di cui avevamo parlato. Analisi sollecitata sul piano tecnico non perché ci siamo basati sulla teoria delle psichanalisi. |
|
In altri termini e in assoluto, chiunque in un'analoga situazione avesse effettuato le stesse azioni negli stessi tempi con o senza un vero apporto teorico, sarebbe arrivato allo stesso risultato. Siamo dunque davanti a un divario tra l'efficacia delle cure e i mezzi per capire ciò che ci ha portato ad effettuare quelle azioni. Questo divario ci porta a non poter confermare il modello teorico al quale ci siamo riferiti per ottenere questi risultati. Questo paradosso ci ha innanzitutto procurato un dispiacere e ci ha costretti ad ammettere che i risultati ottenuti non rimandavano né alle nostre sottili interpretazioni né ad un'abile sfrondatura dei divieti né alle nostre approfondite analisi contro-transferenziali e infine ad una conoscenza delle tecnica. Però bisognava che il malessere tra Laura e me fosse superato e si ripercuotesse sul malessere teorico-clinico a monte per essere capaci di individuare e fare l'analisi del secondo livello del malessere provato ma non temuto dalla maggior parte dei pazienti. |
|
Ci voleva dunque non solo una cura paradossale (poiché esistono delle tecniche di ingiunzioni paradossali in teoria sistemica o il modo in cui praticava Victor Frankl a Vienna) ma una guarigione paradossale dove ciascuno fosse diviso tra un'evidente efficacia della cura e una privazione dei mezzi per rappresentarsene i meccanismi. Certamente non ci siamo fermati là e invitiamo coloro che desiderino andare oltre nell'analisi del caso di Laura ad indirizzarci le loro coordinate tramite e-mail per informarli del seguito.
|
|
Index| Webmaster |
© SCHIZOWEB, 2000 — Tous droits de reproduction interdits. |